Ecco cosa potrebbero imparare da Leonard gli scrittori da premio Strega L’idea di pensionarsi non gli era mai passata per la testa. Son cose che fanno gli scrittori come Philip Roth o Alice Munro: dopo aver tanto faticato a girare le frasi di un romanzo o a costruire racconti perfetti, decidono che l’arte è troppo lunga e la vita troppo breve per morire con la penna in mano. Elmore Leonard a scrivere si divertiva, stava lavorando al suo romanzo numero quarantasei. Pubblicò i suoi primi racconti su riviste pulp – quelle vere, non quelle che oggi si fingono tali per farsi meglio notare dai critici. Nel 1967 abbandonò il lavoro da pubblicitario – lo stesso che faceva Salman Rushdie ai tempi di “Mad Men” – per darsi prima ai western e poi alle storie criminali, quando i cavalli e cowboy cominciavano a perdere lettori. Mariarosa Mancuso 22 AGO 2013
Asino chi non li legge Beppe Grillo - “Il Manuale del Boia” di Charles Duff Se la ragion grillesca impone un repulisti, tanto vale farlo bene. Mica con l’apriscatole. Serve un bel manuale come questo, che considera l’impiccagione una delle belle arti. La pratica richiede infatti “occhio attento, cervello freddo e calcolatore in tempi brevi, quel tocco da maestro che si trova solo nel campo delle arti maggiori”. (“Cos’è il genio? E’ fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione”, stabiliva Gastone Moschin in “Amici miei” di Mario Monicelli: bello sapere che le nostre fonti concordano sui fondamentali). Mariarosa Mancuso 08 AGO 2013